Non consideriamo la Postura come una posizione acquisita nel tempo perché questo aspetto è ormai noto, ma come un potenziale insieme di compensi che le azioni periferiche producono nel compiere i gesti quotidiani e/o sportivi, se e quando i muscoli stabilizzatori degli atteggiamenti del corpo non sono in grado con la propria capacità di ritorno elastico di contrastare gli angoli contesi dalle azioni periferiche stesse. In altre parole ogni azione compiuta flettendo o estendendo il ginocchio, il cingolo scapolo omerale o l’articolazione tibio-tarsica etc. produce una trazione muscolo articolare sull'articolazione coxo-femorale da parte del muscolo sollecitato rispetto all'altra inserzione. Quando si verifica che la somma delle trazioni dirette e periferiche supera la capacità di stabilizzazione dell’addome negli angoli dove si esercita la fase dinamica specifica, si produce un compenso che modifica l’assetto posturale. Queste azioni producono instabilità sul soggetto e tutti i supporti esterni o le azioni dinamiche di flessione ed estensione incontrano una situazione di instabilità del bacino; le azioni saranno quindi meno efficaci e produrranno traumi da carico iterativo. Poniamo l’accento sulla capacità di raggiungere la posizione necessaria allo sviluppo dell’azione concentrica: l’azione eccentrica prodotta sul range motion articolare passivo porta la capacità statica a produrre una stabilizzazione delle posizioni del bacino che stabiliscono gli atteggiamenti del corpo sui quali si muoverà la fase dinamica. Le strutture muscolari in grado di estendersi sono da considerarsi come dei corridoi che permettono il passaggio di attivazioni di catene opposte che, potendo raggiunger il range ottimale di contrazione, mantengono “carico” il muscolo allungato permettendogli una maggior potenziale di contrazione in quanto il proprio potenziale di accorciamento è coordinato dal potenziale allungamento delle catene opposte.